Quando la banca diventa rock – Reportage da un’assemblea

di | 22 Aprile 2019

Anche il vigile urbano si è arreso alla sosta selvaggia. Intorno al tendone di piazza Medford sta confluendo un uditorio da record: «Oggi vale tutto», sospira, allargando le braccia. La più nutrita partecipazione a un incontro di democrazia finanziaria inizia col freddo e la pioggia, manca il riscaldamento e l’effetto stalla tarda a farsi sentire; tanto che il sindaco di Alba Maurizio Marello (candidato in regione col Pd) è tentato dall’idea di tornare a casa, per aggiungere un maglione sotto la giacca.

Ma è troppo tardi: il presidente Tino Cornaglia, farmacista con l’indubbio talento dell’amministrazione e della tenuta del palco, ha già iniziato e la sua voce soffonde l’area, “sparata” dalle casse come a un concerto di Vasco. Da rassegna rock pure i megaschermi, il mixer a centro sala, la zona ristoro curata dall’accademia alberghiera di Alba e presa d’assalto dai soci (a fine giornata, mal contate, verranno smaltite 12.000 capsule di caffè). Il presidente cattura l’attenzione con un aneddoto di sicura presa, la storia del «ragazzo con partita Iva che mi ha confidato il sogno di mettere su casa e che noi vogliamo aiutare, prendendoci un rischio: perché siamo una cooperativa, e se esistiamo lo dobbiamo a voi».

Che non sia solo una banca, è chiaro a chiunque si ritrovi a zonzo per la struttura che, da fuori, fa sovvenire gli impianti del Cirque du Soleil. I bambini dai 3 ai 12 anni sono ospiti dell’area dedicata, così che i genitori non se ne debbano occupare: non somiglia a un forziere di zio Paperone ma è stata allestita a tema sbarco dell’Apollo 11. Sono passati 50 anni dal piede di moonboot di Neil Armstrong sulla Luna, anche se loro non lo ricordano e neppure i 10.000 soci sotto i trent’anni, orgoglio di Cornaglia e della sua squadra, i più giovani dei quali sono maggiorenni forse da qualche settimana e ricevono in omaggio un iPad, dopo il rito dell’iniziazione sul podio con platea plaudente.

Un attimo di straniamento nel passare accanto a uno stand ecuadoregno: c’entra pure quello, con Banca d’Alba, perché il progetto di microcredito ai campesinos procede e dà respiro a gente stritolata da crisi finanziarie e calamità naturali: «Si fanno finanziare l’acquisto di un rastrello e restituiscono sempre tutto», dice un ben informato. Avercene in Italia, di clienti così, anche se da queste parti è difficile lagnarsi del Babau dei crediti deteriorati: scesi dal 16 all’8%, quest’anno caleranno di un altro punto.

Il mestiere degli oratori – dopo Cornaglia tocca al direttore generale Riccardo Corino, che snocciola le cifre gaudenti del bilancio – aiuta a far rientrare l’inciampo iniziale: l’idea di consegnare in anticipo gli ambitissimi omaggi si è rivelata poco felice, giacché i più si sono accalcati verso l’uscita per accaparrarsi il borsone con pentola griffata e pasta artigianale, saltando a piè pari il rito assembleare. Arriva il contrordine: il dono è disponibile soltanto dopo il sacro voto, il fuggi fuggi rientra. Difficile lamentarsi dei risultati: nel 2018 i volumi della banca sono cresciuti del 4%, valgono quasi 9 miliardi e mezzo di euro, con 14 di utile e un patrimonio di 319 milioni. I mutui non sono solo fonte di aneddoti: 1.300 concessi in un anno alle famiglie, e 2.000 i finanziamenti alle imprese locali.

In questo rassemblement domenicale, che assomma la metà della popolazione della città, mancano in pochi. Passa a salutare il candidato governatore del centrodestra, l’albese Alberto Cirio, e stringe una quantità di mani; il cantante folk della tivù locale lo abbraccia e gli augura di vincere. Partono i radi interventi dei soci iscritti, cinque minuti a testa: isolatissimi accenni di lamentela per una filiale di paese spostata in uno stabile troppo piccolo, un invito a finanziare le attività ricreative cui Cornaglia replica rammentando che Banca d’Alba non sponsorizza per scelta i professionisti dello sport ma preferisce sostenere le squadre giovanili della zona.

Poi i voti per alzata di mano – tutti approvano, i bastian contrari devono essere rimasti a casa scoraggiati dalla temperatura – con archiviazione-lampo di tutti i punti all’ordine del giorno, così rapida che sembra di essere in Parlamento al venerdì, quando ai deputati sale la fregola dell’aereo in pista. Il contasoci cresce: 8.884, 10.792, 14.842. Alla fine saranno 16.461 i presenti, nuovo primato italiano. A mezzogiorno, in orario piemontese apre il ristorante, altra chicca di giornata: il sole sboccia dietro i nembi, il popolo della banca è in coda, chi per il voto che rinnoverà le cariche con percentuali bulgare, chi per tuma, grissini e nebbiolo. Rispetto alla povera gente truffata da istituti spregiudicati, qui sembra davvero di stare sulla Luna.

(pubblicato sul Corriere, pagine di Torino, 16 aprile 2019)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.